Natura Arborum

a cura di Claudio Rodolfo Salerno e Giovanni Aliotta

C’era una volta il bosco sacro…

Ci si addentrava cautamente, portando offerte da depositare, magari sotto un albero o sopra un altare. Si cercavano le pietre da ungere e i rami da in- ghirlandare con fiori appena colti.

Nel bosco si potevano avere visioni e fare strani incontri.

Correvano infatti fra le rocce le Oreadi, riposavano all’ombra del proprio albero le Amadriadi, si bagnavano alle fonti le Naiadi.

Oggi però le Ninfe sono scomparse, insieme ai loro canti.

Probabilmente si sono rintanate in qualche grotta profonda, in compagnia di quei Satiri che un tempo fuggivano.

Anche le maghe se ne sono andate, portandosi via tutte le erbe magiche; forse sciolgono le vesti

e i lunghi capelli in un altro luogo, sotto un’altra luna.

E poi c’era il Fauno. A qualcuno capitò di udirne la voce.

Dal profondo del bosco risuonavano i suoi versi oracolari. Poi non si seppe più nulla…

Probabilmente perché nessuno lo cercò più.

È rimasto però il vento che ancora muove le fronde insieme al passaggio di qualche animale, l’acqua che gorgoglia nei rivi, i vapori di zolfo che sbuffano dalla terra.

Forse dobbiamo solo imparare nuovamente ad ascoltare…

Salvaguardare il patrimonio boschivo di un territorio non significa unicamente valorizzare e proteggere la flora e la fauna, ma anche la precisa identità culturale che esso rappresenta.