Le piante alimentari in Campania
di G. Aliotta – C. Salerno
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Immanuel Kant, insospettabile di epicureismo, nell’Antropologia pragmatica scrive che «La specie di benessere, che sembra meglio accordarsi con l’umanità, è un buon pranzo in buona (se possibile anche varia) compagnia». Noi ne siamo convinti e riteniamo che, sin dai primordi, il momento del pranzo sia stato l’occasione di aggregazione dei primitivi gruppi familiari.
La storia della nutrizione, evolutasi nel corso dei secoli in grotte, capanne e poi nelle case, non ha avuto storici che la raccontassero; ne conosciamo i risultati, spesso assai raffinati, attraverso le cucine regionali di tutta Europa, fino al sorgere di una gastronomia dotta e civettuola che cominciò a diventare nel 1200 vera e propria ricerca per palati raffinati, ricca di dolci sapori e profumi.
Affrontando questo argomento, ci interesseremo sostanzialmente alla storia più antica e primitiva delle piante commestibili e utili all’uomo, dando qualche accenno a quelle presenti nel bacino del Mediterraneo antico, partendo dai ritrovamenti di vegetali e di pollini fossili e dai rinvenimenti in siti archeologici.